Brexit, la dieta mediterranea costerà caro agli inglesi
L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea avrà conseguenze anche sul carrello della spesa degli inglesi. E, in particolare, sugli alimenti simbolo della dieta mediterranea, molto apprezzati da quelle parti. Si pensi che il Regno Unito rappresenta oggi il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari nazionali made in Italy, con un valore annuale di ben 3,2 miliardi di euro (2015), pari al 9,7% dell’export alimentare italiano, e con una tendenza all’aumento.
Ma ora le cose potrebbero cambiare drasticamente. Con la svalutazione della sterlina, infatti, almeno nel breve periodo prodotti come vino, pasta, ortofrutta e formaggi costeranno molto di più. È quanto venuto fuori da un’analisi della Coldiretti sulle conseguenze della Brexit. “Per gli inglesi – spiega la confederazione degli imprenditori agricoli – è diventato improvvisamente più costoso seguire i principi della dieta mediterranea per i cui componenti base, dal pomodoro agli agrumi, sono fortemente dipendenti dall’estero, dall’Italia e dalla Spagna in particolare”.
Ciò molto probabilmente “costringerà gli inglesi a cambiare la propria alimentazione, sostituendo il banale formaggio cheddar al parmigiano o brindando con la birra invece che con il prosecco”. Ma quali sono i prodotti made in Italy a cui sarà più difficile per loro rinunciare? Sicuramente tra questi c’è il vino, il primo per esportazioni (746 milioni di euro nel 2015), seguito dalla pasta (332 milioni di euro). Ma molto amati sono anche i prodotti ortofrutticoli e quelli caseari, tra cui la mozzarella di bufala campana.
Le esportazioni del made in Italy in terra britannica potrebbero complicarsi non soltanto per una questione di prezzi: “A preoccupare – sostiene Coldiretti – non è solo la svalutazione della sterlina, che rende più oneroso l’acquisto di prodotti made in Italy, ma anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole all’esportazioni agroalimentari italiane”.
Sul medio periodo gli affari dipenderanno dai negoziati e dai trattati commerciali tra la Gran Bretagna e l’Unione europea. Mentre per gli scenari a lungo termine il Paese potrebbe ad esempio decidere di aderire all’Efta, l’Associazione europea di libero scambio, che comprende anche stati non membri dell’Unione europea, liberalizzando così il commercio in quell’area. Non resta dunque che attendere le decisioni post Brexit.